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Sogno di Primavera
di Giannatravsicilia
27.02.2024 |
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"Mi preparai al solito e, come prevedevo, non mancò lo sguardo e il suono della tromba ad affermare la sua soddisfazione..."
SOGNO DI PRIMAVERALa primavera si, sa, è il periodo del risveglio. Si risveglia la natura, spuntano i fiori nei campi, e con essa si risveglia anche il desiderio di uscire e farsi vedere un po’ in giro. Se poi si aggiunge che in alcune di noi questo desiderio non si sopisce mai.... bè...la primavera ritorna solamente una stagione qualsiasi e noi continuiamo ad essere le troie di sempre.
Era da poco finito il mese di marzo, l'aria tiepida e le giornate più lunghe favorivano la voglia di stare in giro e ammirare la natura... in tutte le sue forme. Ero stanca di cercare nei soliti siti di chat incontri che, nel 99% dei casi, finivano sempre in un nulla di fatto e così un pomeriggio della prima settimana di aprile, complice il fatto di avere tutta la giornata libera per poter esprimere la mia natura non proprio convenzionale, decido di prepararmi e fare un lungo giro in macchina e magari provare a trovare qualche avventura degna di questo nome.
Erano da poco passate le 15 e dopo aver trascorso due ore per trucco e vestizione (manco fossi la madonna pronta per la processione), mi metto in macchina e mi avvio in direzione Catania, senza una meta vera e propria ma con l'intenzione di far decidere al caso la direzione di quella giornata e del mio viaggio, consapevole del fatto di non avere limiti di orari.
Per l'occasione avevo deciso di indossare le mie immancabili calze nere autoreggenti, un perizoma di pizzo nero, guepiere in coordinato, gonna a tubino sopra il ginocchio, camicetta leggermente trasparente, décolletè con tacco sopra ì 10 cm e giacchetta a completare il tutto. Avevo sentito parlare di un parcheggio subito dopo il casello di Acirreale, dove non era difficile incontrare gente interessante, il pomeriggio era piacevolmente luminoso e tiepido e così decisi di provare a vedere se la fama di questo posto era ben riposta o si trattasse della solita bufala.
Le machine scorrevano veloci, io procedevo a velocità medio bassa per godermi quel pomeriggio di libertà e non era raro che qualche camion, numerosi in questo tratto di strada, mi sorpassasse. All'inizio non ci feci molto caso, ma dopo un po’ notai che un paio di loro, sorpassandomi, rallentavano e dall'alto delle loro cabine chi era seduto nel sedile del passeggero si sporgeva a guardare di sotto, mi accorsi così che durante il viaggio la gonna si era alzata oltre il limite, lasciando scoperto il bordo di pizzo delle calze e i ganci della guepiere. Mi fece sorridere la cosa, ma mi rese anche più maliziosa, e così tolsi la giacca per mettere in risalto la camicetta trasparente e alzai ancora di più la gonna mettendo ancora più in evidenza ciò che potevo offrire.
Non passò molto a che un altro camion mi sorpassasse, aspettai che la cabina del guidatore fosse affiancata alla mia auto e accellerai in modo da mantenere costante la distanza e dare modo di poter vedere bene ciò che stava sotto di loro. Il giochetto funzionò a meraviglia e alcuni di loro facevano risuonare le loro trombe a far capire che avevano apprezzato il piccolo siparietto che avevo preparato per loro.
Continuai per un po’ di km il mio viaggio ed il mio giochetto, imboccai l'autostrada che da Lentini porta a Catania e proseguii. Dopo un bel po’ di tempo, oltrepassato lo svincolo di Catania, notai un grosso tir dallo specchietto retrovisore e così mi preparai a rifare il mio spettacolino, notai però che stranamente non mi sorpassò, così rallentai ulteriormente per favorire il suo passaggio ma invece di oltrepassarmi, come io speravo, si accodò alla mia macchina. Rimasi un po’ delusa per la verità, ma mi rifeci una decina di minuti dopo grazie ad un altro tir più veloce e temerario del primo che sorpassò sia lui che me. Mi preparai al solito e, come prevedevo, non mancò lo sguardo e il suono della tromba ad affermare la sua soddisfazione.
Proseguimmo così, con il tir davanti a me che si manteneva ad una distanza costante e quello dietro che continuava a non accennare a sorpassarmi.
Io ovviamente non mi sognavo nemmeno di aumentare l'andatura, primo perchè non mi interessava e secondo perhè speravo sempre a che qualche altro camionista potesse approfittare della visione. Arrivammo così al casello, presi il biglietto e mi immisi nell’autostrada direzione Messina. Poco dopo il casello di Acirreale, in prossimità del parcheggio, il camion che mi precedeva rallentò, mi trovai così imbottigliata tra lui che mi precedeva e il tir dietro di me che, intanto, si era avvicinato e fecero in modo che mi trovassi costretta ad immettermi nella piazzola di sosta non avendo altra scelta direzionale.
Ancora non avevo capito la loro intenzione che invece mi fu chiarissima quando mi costrinsero a parcheggiare tra loro due, che mi chiudevano i lati, ed un altro camion già parcheggiato a sbarrarmi l’unica via d’uscita rimasta. Mi trovai così chiusa in una sorta di quadrato. Di fronte, il muro che delimitava il parcheggio e che dava sulla campagna circostante e ai tre lati i camion a chiudermi al centro del quadrato. Iniziai a preoccuparmi non poco e quando uno dei tre conducenti scese iniziai a tremare come una foglia intuendo che veniva verso di me certo non per chiedermi informazioni.
Mi fece segno di scendere il vetro del finestrino e una volta fatto mi disse di non preoccuparmi che non mi avrebbero fatto del male, ma che, se sino ad ora a divertirmi ero stata io con i miei giochetti, adesso toccava a loro divertirsi visto che li avevo fatto eccitare e che erano impossibilitati a continuare il loro viaggio in quelle condizioni. Mi invitò quindi a fare la brava e scendere dall’auto, perché in caso contrario avrebbero avvisato altri amici della zona e in quel caso invece di avere a che fare con loro 5 avrei dovuto soddisfarne molti di più. Non sapevo se credere o meno alle loro parole e complice anche la paura che ancora faceva battere il cuore all’impazzata decisi di scendere ed ubbidire al loro ordine.
Mi cercai di ricomporre alla meglio e così aprii la portiera e scesi dalla macchina. Contemporaneamente scesero anche gli altri avventori e in men che non si dica mi ritrovai circondata da cinque maschi che mi guardavano con sguardi voluttuosi e pieni di desiderio.
“Sei davvero una puttana lo sai?” questa fu la prima cosa che uno di loro mi disse, “adesso ti facciamo passare la voglia di giocare con noi” fece eco un altro, “per essere una frocia sei davvero una bella cagna” aggiunse un terzo, e così iniziarono a appellarmi in tutti i modi, puttana, troia di strada, bagascia.. e quant’altro. Uno di loro allora mi prese per un braccio e mi fece avvicinare ancora di più, oramai li avevo addosso e potevo distintamente sentire l’odore di maschio che emanava ognuno di essi.
Mi accorsi allora che la paura pian piano stava lasciando spazio ad una forte eccitazione, perfettamente visibile anche a loro, al punto che uno, Marco mi pare si chiamasse, si accorse di questo e disse agli altri che probabilmente non mi sarebbe dispiaciuto se si fossero aggiunti altri e che sicuramente si sarebbero divertiti con una troia come me.
Mi fecero togliere la camicetta e la gonna, ed in men che non si dica mi ritrovai con indosso solo calze, perizoma e guepiere, il tutto ovviamente completato dalle mie inseparabili dècolletè.
Intanto tutti si erano abbassati i pantaloni mostrando le loro virilità davvero notevoli e Sandro, un altro di loro, prendendomi per un braccio mi ordino di far vedere se sapevo succhiare così come sapevo farli eccitare in macchina. Mi prese per i capelli e abbassandomi a forza mi fece ingoiare il cazzo del primo, subito seguito a ruota dagli altri quattro. Sentivo l’odore di quei cinque cazzi duri e vogliosi ed iniziai a succhiarli tutti e cinque, prima uno e poi l’altro, a due a due, in ogni modo. Intanto uno di loro era entrato in cabina ed era sceso con una coperta che si era premurato di porre al centro e, presami per un braccio, mi fece salire sopra di essa ed inginocchiare.
In questo modo alcuni continuarono a farsi succhiare i loro cazzi gonfi e duri, mentre gli altri iniziarono ad esplorare le mie natiche tastando, stringendo e schiaffeggiando quel culo che si faceva sempre più bagnato e voglioso. Le loro dita si facevano strada dentro di me sempre con più insistenza, uno, due, tre. Più continuavano e più il mio buco cedeva e si faceva sempre più largo ed accogliente permettendo loro di aggiungere ogni volta un dito in più.
“Questa puttana mi sa che riuscirebbe a prenderli tutti e cinque dentro” fu il commento di uno dei tre che mi stavano dietro, e iniziarono a sputarmi sul culo… non passò molto che sentii la punta di uno dei loro cazzi appoggiarsi al buco del mio culo che, senza opporre alcuna resistenza, si aprì letteralmente consentendo al cazzo di entrare come se si trattasse di un pezzo di burro a contatto con un coltello caldo. Un grido di soddisfazione e piacere sentii uscire dalla sua bocca seguito da un commento che mi fece inorgoglire e rendere ancora più puttana, se ciò fosse stato materialmente possibile: “questa troia non ha un buco di culo ma una fica”. Iniziò a scoparmi entrando e uscendo il cazzo, e ogni volta che lo usciva completamente lo rientrava a forza, con sempre maggior forza. I tre si alternavano prima uno e poi un altro, mentre davanti a me i loro cazzi entravano e uscivano dalla mia bocca, ed ogni volta che ne usciva uno ne facevo entrare un altro che provvedevo ad ingoiare avidamente sino in gola.
Ogni tanto chi stava davanti si alternava con chi stava dietro ma qualcuno sempre rimaneva a guardare, così uno di loro propose di far sì che tutti insieme avessero qualcosa di cui godere, la soluzione fu semplice da trovare, se fossi riuscita a prenderne due dietro insieme e due in bocca avrei potuto con la mano segare il quinto….”meglio se riuscisse e prenderne tre dietro” fece eco uno di loro.. suscitando le risate di tutto il gruppo. Iniziarono quindi a lavorarmi per bene il buco del culo reso già largo e scivoloso dalle continue entrate ed uscite… iniziarono cosi a infilare due, tre, quattro dita sino a che non fu l’intera mano a cercare di farsi strada dentro di me…
Non fu una cosa semplice e il dolore si faceva sentire ogni qual volta spingevano, sentivo le pareti cedere sotto i loro colpi ed a nulla servivano le mie urla di dolore… Non ci volle molto a che l’intera mano di uno di loro entrasse completamente dentro di me e a dire il vero nemmeno mi accorsi di questo, fu l’esclamazione di uno di loro a farmi capire che solamente il polso era visibile fuori dal mio culo affamato. Iniziarono così ad entrare ed uscire le mani dal mio culo, prima una e poi l’altra, non so per quanto continuarono, ma ad un tratto invece che la mano sentii il cazzo entrami dentro… prima uno, dentro fino alle palle, e poi sentii la punta di un altro appoggiarsi e cercarsi un varco dentro di me, non ci volle una gran difficoltà a entrarmi dentro e così, per la prima volta, potei sentire l’immenso piacere di avere due cazzi dentro che, perfettamente sincronizzati, entravano ed uscivano… me non era finita lì.. e sì perché, dopo qualche minuto un terzo cercò di infilarlo in mezzo agli altri due.. e, con grande stupore ma allo stesso tempo soddisfazione di tutti, scivolò dentro riuscendo lì dove tante altre puttane avevano fallito: avere tre cazzi contemporaneamente nel culo e due in bocca a scopargli la gola….
Momenti che avrei voluto durassero una vita…
Ma ogni bel giuoco dura poco, anche se quello che per me sembrava poco andava avanti già da due ore buone.
Continuando a scoparmi e trattare da vera puttana a turno svuotarono le loro palle su di me e dentro di me, un fiume di sborra uscì dai loro cazzi riempiendomi tutti i buchi, chi mi sborrò in bocca, chi dentro il culo, chi nel viso.. ma tutti furono concordi su una cosa, non dovevo perdere nemmeno una goccia del loro latte, che mi costrinsero a leccare e bere. Mi fecero uscire dal culo infatti tutta la sborra che precedentemente e con impegno mi avevano riversato dentro, e una volta raccolta in una ciotola me la fecero leccare che se fossi stata una cagna.
Dopo aver pulito bene tutto mi fecero sdraiare sulla schiena e messi tutti intorno a me iniziarono a svuotare le loro vesciche. Un fiume di urina mi piovve addosso e non fu poca quella che fui costretta ad inghiottire. Una volta finito mi dissero che in questo modo non avrei avuto la necessità di lavarmi e che ero stata una troia degna di questo nome.
“Difficilmente una puttana ha saputo farmi godere così”, aggiunse uno di loro… e così, lasciandomi per terra zuppa di piscio e di sborra, stanca ma soddisfatta di quello che era successo, andarono via e il mio sogno di primavera ebbe fine. Ma stava iniziando l’estate e anche questa stagione favorisce non poco i sogni.
FINE
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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